Barbieri

Ogni fotografia è un desiderio, forse inconscio, di fermare nel tempo un istante che per sua stessa natura sarà irripetibile; in esso, sono impresse storie ed emozioni.
Il fotografo ci apre una porta sul passato. Una porta che crea un legame diretto con chi guarda queste foto, romantiche e poetiche.

Istinto e poesia. Salvatore Cante può essere decifrato attraverso queste due parole e le sue foto lo riflettono. Cante ha portato l’arte di catturare l’attimo ad un livello superiore che si rifà ai grandi maestri del ‘900 come Capa e Bresson.

L’uso della pellicola e del bianco e nero esalta i dettagli, la profondità delle rughe, la forza e al tempo stesso, la debolezza degli sguardi. L’attento uso di lenti fisse e grandangoli ci portano vicino ai soggetti che vengono contestualizzati all’interno di uno spazio: lo scatto è vivo, autentico.

L’occhio cattura un’autenticità che piano a piano sta scomparendo, soppiantata dall’uniformità della società moderna. Le botteghe di paese chiudono per fare spazio ai grandi centri commerciali; i barbieri, il profumo di colonia e dopobarba, i pettegolezzi che passano attraverso le loro forbici, sono stati sostituiti dai saloni di bellezza.

Cante ha viaggiato per oltre dieci anni, partendo dalla provincia italiana passando per Cuba, la Siria e lo Yemen, cercando di dare una nuova vita a queste storie, sbiadite nella vita di tutti i giorni, e ritornate ricche di dettagli grazie agli scatti di questo fotografo romantico.

Un attimo che rimane impresso nel tempo. Non ci sono pose, luci artificiali o briefing prima di questi scatti. Cante riesce ad avvicinare i suoi soggetti con delicatezza, che si aprono al suo obiettivo donandoci quel legame che ci colpisce mentre osserviamo le sue foto.

“Sento cosa sta per succedere e allora mi immaginavo la foto, e se succedeva, era fatta. Se prendi un contadino dello Yemen, lo fermi, devi fare veloce. In quella frazione di secondo controlli tutto: luce, composizione, posa”

Anno dopo anno il suo archivio, che oggi conta oltre 10mila negativi, è diventato una memoria storica, un pezzo di storia mediterranea e non solo, che racconta una realtà che stava per essere dimenticata.

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